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De noche, amada, amarra tu corazón al mío
y que ellos en el sueño derroten las tinieblas
como un doble tambor combatiendo en el bosque
contra el espeso muro de las hojas mojadas.
Nocturna travesía, brasa negra del sueño
interceptando el hilo de las uvas terrestres
con la puntualidad de un tren descabellado
que sombra y piedras frías sin cesar arrastrara.
Por eso, amor, amárrame el movimiento puro,
a la tenacidad que en tu pecho golpea
con las alas de un cisne sumergido,
para que a las preguntas estrelladas del cielo
responda nuestro sueño con una sola llave,
con una sola puerta cerrada por la sombra.
Pablo Neruda
-De nuit, aimée, unis ton cœur au mien:
que ils dissipent l’obscur dans notre sommeil
comme un double tambour combattant dans le bois
contre l’épais rempart des feuilles mouillées.
Nocturne traversée, braises noires du sommeil
interceptant le fil des raisins terrestres
avec la ponctualité ainsi d’un train absurde
et sans cesse traînant l’ombre et les pierres froides.
pour cela, amour, relie-moi à ce mouvement pur,
à la ténacité qui ta poitrine frappe
avec les ailes d’un cygne englouti.
pour qu’aux questions étoilées du ciel
réponde notre sommeil avec une seule clé,
avec une seule porte fermée par l’ombre.-
Sono immersa nella lettura del “Libro d’ore” di Rainer Maria Rilke, una sorta di preghiera in forma di poesia (o una poesia in forma di preghiera?). Il libro è bellissimo e “verticale”, in una continua tensione verso l’Alt(r)o. Da leggere nelle ore notturne, in der Sternenstille, nel silenzio delle stelle.
La mia vita non è quest’ora ripida
che mi vedi scalare in fretta.
Sono un albero innanzi all’orizzonte,
una delle mie molte bocche,
e la prima a chiudersi.
Sono l’attimo tra due suoni
che male s’accordano
perché il suono morte vuole emergere –
Ma nella pausa buia si riconciliano
entrambi tremando.
E bello resta il canto.
Artigiani siamo: garzoni, muratori, maestri
e siamo qui a costruirti, alta navata.
A volte giunge uno straniero cupo,
scintilla per i nostri cento spiriti,
e ci mostra tremando un nuovo appiglio.
Saliamo ponti vacillanti,
grevi martelli nelle nostre mani
Finché l’attimo non ci bacia in fronte
viene da te come il vento dal mare
fulgendo quasi conoscesse tutto.
I POETI LAVORANO DI NOTTE
I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.
Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.