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I Video di Resetdoc: «Servono cittadini senza frontiere» – Una video-intervista al politologo americano Benjamin Barber | Reset Dialogues on Civilizations.

Una video-intervista al politologo americano Benjamin Barber

«Negli ultimi 50-75 anni siamo entrati in un’era di interdipendenza. Tutte le sfide che stiamo affrontando sono interdipendenti: aids, droga, prostituzione, armi di distruzione di massa, immigrazione, mercato del lavoro, etc etc, ma tutte le soluzioni vengono ancora intrappolate dentro il territorio dello stato nazione – sostiene Benjamin Barber, presidente e direttore dell’Ong internazionale CivWorld di Demos e autore di Jihad vs. McWorld e Consumed – Abbiamo stati e cittadini con confini, ma problemi ancora senza confini. Come ce ne occuperemo se non riusciremo a trovare dei cittadini senza confini, una democrazia senza confini?».

Un’intervista di Nikolai Eberth.

Sempre sul tema radici vs piedi/gambe ho trovato sul sito di Nazione Indiana questa interessante intervista di Marco Rovelli all’ antropologo Marco Aime:

Ci salveranno i piedi, non le radici – Intervista a Marco Aime

http://www.nazioneindiana.com/2009/07/17/ci-salveranno-i-piedi-non-le-radici-intervista-a-marco-aime/

about me

26 anni, lettrice accanita, studentessa vagabonda, aspirante antropologa, o in alternativa, allevatrice di asini

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Quache anno fa lo scrittore tedesco Peter Schneider affermava che, nonostante la caduta del muro, la gente di Berlino continuava ad avere “il muro in testa”. La barriera reale, fatta di cemento e sabbia, era stata abbattuta ma la linea di separazione tra "noi" e "loro", tra Est e Ovest restava ancora lì, presente e viva, nella mente dei berlinesi. Ovviamente gli abitanti della capitale tedesca non erano e non sono i soli ad avere un muro in testa. Tutti inevitabilmente ne abbiamo uno, inconsistente, immateriale ma estremamente solido: è quell’insieme di idee, stereotipi, pre-giudizi, classificazioni, attraverso il quale tracciamo confini, barriere, decidiamo chi è il diverso, lo straniero, l’altro. Lo scopo del blog è quindi quello di condividere il mio personale e imperfetto sforzo, non certo di abbattere questo muro, pretesa eccessiva e illusoria, ma perlomeno di aprire una breccia, scavare tra i mattoni alla ricerca di fessure che permettano di lanciare uno sguardo a ciò che c’è dall’altra parte, a ciò che per abitudine o indifferenza, tendiamo ad escludere dal nostro orizzonte di intelligibilità, di senso, di vita.

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"Ogni posto è una miniera. Basta lasciarcisi andare, darsi tempo, stare seduti in una casa da tè ad osservare la gente che passa, mettersi in un angolo del mercato, andare a farsi i capelli e poi seguire il bandolo di una matassa che può cominciare con una parola, con un incontro, con l'amico di un amico di una persona che si è appena incontrata e il posto più scialbo, più insignificante della terra diventa uno specchio del mondo, una finestra sulla vita, un teatro di umanità dinanzi al quale ci si potrebbe fermare senza più il bisogno di andare altrove. La miniera è esattamente là dove si è: basta scavare." Tiziano Terzani

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