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Ho appena finito di guardare il  documentario “Ulysse Clandestin”  del regista francese Thomas Lacoste. Il lungometraggio è una sorta di film-manifesto per la soppressione del Ministero dell’Identità Nazionale e dell’Immigrazione che, dalla sua creazione nel 2007  (fortemente voluta dell’attuale presidente Nicolas Sarkozy), ha scatenato polemiche e dibatti infuocati nell’Esagono. Il film tratta quindi dell’immigrazione e dell’identità francese e lo fa attaverso due modalità diverse ma intrecciate: da un lato possiamo ascoltare le parole di eminenti studiosi transalpini del calibro di Françoise Heritier, Tzvetan Todorov, Marcel Etienne etc che, attraverso gli strumenti di varie discipline (antropologia, storia etc) analizzano, in modo intenso e problematico, la questione dell’identità francese e il suo rapporto con il fenomeno migratorio, dall’altro vi è una voce fuori campo che narra il viaggio, attraverso il deserto e  il mare, di un’immigrata clandestina verso l’Europa. Il film si configura  così come un intreccio di più voci: quelle degli studiosi, voci importanti, note, prestigiose e quella fuori campo anonima, senza volto, “clandestina” ma presentata come altrettanto autorevole e degna di essere ascoltata. Vi consiglio di vederlo e di ascoltarlo (però, per il momento, è solo in francese).

“Ulysse Clandestin”, un film (93′) pour la nécessaire suppression du ministère de l’Immigration et de l’Identité nationale, est un long métrage de Thomas Lacoste avec la participation des historiens Pap Ndiaye (EHESS), Gérard Noiriel (EHESS), Tzvetan Todorov (CNRS) et Sophie Wahnich (CNRS), des anthropologues Michel Agier (EHESS), Marcel Detienne (EPHE), Françoise Héritier (Collège de France) et Emmanuel Terray (EHESS) et des sociologues Luc Boltanski (EHESS) et Eric Fassin (ENS).

link:

La Bande Passante.

Pour la suppression du ministère de l’Identité nationale et de l’Immigration.

“Pour soutenir cette initiative et les futurs films, vous pouvez acheter le DVD 12€ (frais de port inclus) par paiement en ligne sur le site http://www.labandepassante.org ou par chèque à l’ordre de L’Autre association, 3 rue des Petites Ecuries, F-75010 Paris. Merci de nous informer de toutes initiatives afin que nous relayons l’information sur nos différents sites à info@labandepassante.org.”

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26 anni, lettrice accanita, studentessa vagabonda, aspirante antropologa, o in alternativa, allevatrice di asini

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Quache anno fa lo scrittore tedesco Peter Schneider affermava che, nonostante la caduta del muro, la gente di Berlino continuava ad avere “il muro in testa”. La barriera reale, fatta di cemento e sabbia, era stata abbattuta ma la linea di separazione tra "noi" e "loro", tra Est e Ovest restava ancora lì, presente e viva, nella mente dei berlinesi. Ovviamente gli abitanti della capitale tedesca non erano e non sono i soli ad avere un muro in testa. Tutti inevitabilmente ne abbiamo uno, inconsistente, immateriale ma estremamente solido: è quell’insieme di idee, stereotipi, pre-giudizi, classificazioni, attraverso il quale tracciamo confini, barriere, decidiamo chi è il diverso, lo straniero, l’altro. Lo scopo del blog è quindi quello di condividere il mio personale e imperfetto sforzo, non certo di abbattere questo muro, pretesa eccessiva e illusoria, ma perlomeno di aprire una breccia, scavare tra i mattoni alla ricerca di fessure che permettano di lanciare uno sguardo a ciò che c’è dall’altra parte, a ciò che per abitudine o indifferenza, tendiamo ad escludere dal nostro orizzonte di intelligibilità, di senso, di vita.

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"Ogni posto è una miniera. Basta lasciarcisi andare, darsi tempo, stare seduti in una casa da tè ad osservare la gente che passa, mettersi in un angolo del mercato, andare a farsi i capelli e poi seguire il bandolo di una matassa che può cominciare con una parola, con un incontro, con l'amico di un amico di una persona che si è appena incontrata e il posto più scialbo, più insignificante della terra diventa uno specchio del mondo, una finestra sulla vita, un teatro di umanità dinanzi al quale ci si potrebbe fermare senza più il bisogno di andare altrove. La miniera è esattamente là dove si è: basta scavare." Tiziano Terzani

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